Veggie Burger Ban UE: Lidl & Burger King Contro ProVeg
L'UE vieta i nomi della carne per i prodotti vegetali, il Veggie Burger, Lidl, Burger King e ProVeg International protestano: è un attacco ingiusto all'innovazione e alle alternative sostenibili.
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"Veggie Burger Ban": L’UE Vieta i Nomi della Carne per i Prodotti Vegetali. Lidl e Burger King, insieme a ProVeg International, Contro il Veto Ideologico.
L’Europa è a un bivio cruciale che mette in discussione la libertà del mercato e la spinta alla sostenibilità. Il Parlamento Europeo ha votato a favore di un emendamento che proibisce l'uso di denominazioni tradizionali – come "burger vegani", "salsicce vegetali" o "bistecche plant-based" – per i prodotti che non contengono carne. Questo provvedimento, un vero e proprio "Veggie Burger Ban", è visto come un attacco diretto all'innovazione e alle alternative sostenibili.
I termini "carne" e "prodotti a base di carne" vengono riservati esclusivamente agli alimenti di origine animale. I sostenitori di questa restrizione, guidati dalle potenti lobby della carne, affermano di voler evitare la confusione del consumatore e di voler tutelare il patrimonio gastronomico europeo.


“Questo non è un provvedimento per tutelare i consumatori. È un provvedimento per proteggere il mercato della carne dall'innovazione. È protezionismo mascherato da tutela del consumatore.”
— Sauro Martella, Responsabile Sviluppo VeganOK
La nostra posizione: Sosteniamo che l'argomento della confusione sia pretestuoso. Un consumatore che cerca un "burger vegano" sullo scaffale è consapevole della sua natura vegetale, grazie alle etichette chiare e al packaging. Questo divieto non fa altro che creare un ostacolo burocratico ed economico.
Il divieto, se ratificato dal Consiglio e dalla Commissione, imporrà alle aziende produttrici di alimenti plant-basedl'onere di un costoso rebranding. Dovranno reinventare i nomi dei prodotti, ristampare etichette e stravolgere intere strategie di marketing, un duro colpo per un settore in forte e necessaria crescita.
Burger King: Il colosso del fast food, pioniere nell'offrire alternative di successo come il "Rebel Whopper" e altre opzioni senza carne, ha espresso la sua contrarietà. Per loro, l'uso di "burger" è essenziale per guidare il consumatore nella scelta e per normalizzare le opzioni vegetali nel menu.
Lidl: La catena di supermercati, leader nella GDO, si trova a dover affrontare un potenziale caos logistico e di etichettatura per le sue apprezzate linee vegane a marchio proprio. Il divieto renderebbe i prodotti meno riconoscibili e penalizzerebbe la domanda dei consumatori sempre più orientati a diete sostenibili.
La reazione del mondo della distribuzione e della ristorazione è stata immediata e ferma. Grandi attori che hanno investito nel segmento vegano vedono il divieto come una mossa controproducente.


L'organizzazione non governativa ProVeg International, punto di riferimento per l'informazione e la promozione del sistema alimentare vegetale, ha guidato la protesta del settore.
"Questo divieto è miope e ingiusto. Non tutela il consumatore, ma la posizione dominante delle lobby della carne. Le diciture come 'salsiccia vegetale' sono un ponte linguistico che facilita la scelta consapevole e accelera la transizione verso sistemi alimentari più sani ed ecologici. Chiediamo al Consiglio di respingere questo emendamento che ostacola il futuro del cibo."
L'organizzazione ha anche sottolineato l'ipocrisia della norma: mentre l'UE promuove politiche di sostenibilità e riduzione dell'impatto ambientale degli allevamenti, con un gesto legislativo ne blocca di fatto la via d'uscita più semplice e veloce.
ProVeg ha ribadito che:
Per un'analisi completa su cosa comporta il voto del Parlamento UE e quali sono le implicazioni per il futuro del cibo, guarda questo video di approfondimento:
Will Europe BAN Veggie Burgers?
Il Futuro è Vegano, non Burocratico: La Chiamata all'Azione e l'Appello alla Community Vegana
La decisione del Parlamento Europeo è un chiaro tentativo di rallentare un cambiamento che, per motivi etici, ecologici e di salute pubblica, è ormai inarrestabile. Nonostante il clamore del voto, la partita è ancora aperta: la norma deve passare il vaglio del Consiglio, dove i governi nazionali avranno l'ultima parola.
È il momento di agire. Non possiamo permettere che la miopia politica e gli interessi protezionistici prevalgano sulla chiarezza, l'innovazione e la Sostenibilità. Difendere il diritto di chiamare un prodotto vegetale con un nome che ne facilita l'uso, è difendere il diritto di scegliere un futuro migliore.
Unisciti alla battaglia: Fai sentire la tua voce, contatta i tuoi rappresentanti politici europei e sostieni le campagne di organizzazioni come ProVeg International. Il futuro del cibo non sarà deciso da un divieto sui nomi, ma dalle nostre scelte consapevoli.
E se questo nostro spazio di denuncia è troppo limitato, scrivici la tua opinione, perché noi siamo un gruppo e, si sa il gruppo fa la forza!

